Righe non rigorose: lo stripes style

Righe non rigorose: lo stripes style

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Blu, rosse, gialle, verdi, azzurre, sempre attuali e sempre di moda, anche l’estate 2020 vede il ritorno di un grande classico: la riga.

Lo stripes style torna protagonista sui bagno asciuga della Riviera o nelle serate mondane.

Via le righe regolari e celestine dell’uniforme da ufficio, spazio a righe grandi colorate e asimmetriche che ricordano i tessuti variopinti tipici degli ombrelloni della nostra Liguria.  

Le righe, sempre così disciplinate nel loro essere, sempre regolari, mai uno sgarro nel loro andare sempiterno, giocano in ogni ramo della moda. Come le nautical stripes, le righe da barca, blu intense si rincorrono in overshirts maschile, in bellissime ampie e lunghe gonne ma anche in abitini smaliziati e divertenti. Posto d’onore alla marinière, capo intramontabile reso famoso da Coco Chanel, icona di stile ed eleganza, che aveva eletto la classica maglietta a righe bianche e blu dei marinai accessorio irrinunciabile adatto ad ogni circostanza.

Righe che spuntano discrete sotto abiti su misura di giovani imprenditori durante la settimana, si mostrano sfacciatamente colorate in un’ essenziale o in una koreana durante il week-end.

Tessuti a righe ne esistono infiniti: in ambito lavorativo regna sovrano il popeline nella sua classica versione blu/bianca. Questo storico tessuto, dalla tradizione ottocentesca, è il prediletto dai business men di tutto il mondo perché, grazie alla sua trama, mantiene la stiratura e la lucentezza oltre ad essere estremamente resistente. Talmente resistente che un tempo veniva chiamato tela paracadute, proprio perché utilizzato per riparare i paracadute. Successivamente già grandi produttori di tessuti come David & John Anderson iniziarono a creare righe di colori e spessori diversi per camicie più leggere. Ecco quindi i tessuti per il tempo libero: zephir, lino e panamino sono perfetti per realizzare camicie scanzonate da indossare in vacanza sopra bermuda o pantaloni colorati.

Quest’estate giochiamo con le righe, che siano classiche, bon ton o divertenti, l’importante è che siano righe….non rigorose!

Righe che spuntano discrete sotto abiti su misura di giovani imprenditori durante la settimana, si mostrano sfacciatamente colorate in un’ essenziale o in una koreana durante il week-end.

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Gli abiti re-generation

Gli abiti re-generation

Gli anni 80/90 sono finiti da un pezzo, erano gli anni del boom economico, gli anni della moda e del design, gli anni del consumismo e dello shopping frenetico. Tempi che furono ormai.

Ora le cronache nazionali e locali marcano sempre di più il concetto di conservazione, ma soprattutto di riciclo e re-generation. In quest’ottica e sicuri che questa sia la giusta via, noi per primi promoviamo la riqualificazione dei capi. Così come le scarpe, anche gli abiti hanno una loro vita, una loro storia, spesso abbandonati negli armadi perché fuori moda, hanno con noi la possibilità di trovare un look più contemporaneo. Parliamo di abiti sartoriali però, abiti che permettono modifiche anche estreme. La differenza sta nella manifattura: gli abiti di sartoria hanno le rimesse di tessuto cosa che gli abiti industriali spesso non hanno, queste li rendono adatti a tutti quei cambiamenti che il tempo e il fisico impongono. 

Non sono più i momenti del “spendo e spando”, stiamo lentamente tornando ai tempi (e finalmente) del “compro bene perchè dura”, quindi gli abiti anche quelli belli di una volta, fatti su misura con pazienza, tempo e in nome di quel Made in Italy che ancora adesso ci rende famosi all’estero, possono tornare in auge e avere una lunga vita. Riadattare i capi che meritano significa dare il giusto valore alle cose, valore affettivo ed economico. Su questo mood si stanno muovendo anche i grandi colossi internazionali, ad esempio Mini ha appena lanciato una campagna re-generation per la conservazione dell’auto.

 E’ sempre più chiaro, quindi, che in ogni sfera della nostra quotidianità, compreso l’abbigliamento, l’indirizzo sia sempre più quello di conservare, che detto da noi che creiamo abiti suono un po’ stridulo, ma noi siamo fatti così: romantici e deliziosamente genovesi. “L’abito te lo aggiusto se posso, così come i pantaloni bucati o le scarpe un po’ malconce, perché fanno parte di te…perché te ne devo fare uno nuovo?”

Così come le scarpe, anche gli abiti hanno una loro vita, una loro storia, spesso abbandonati negli armadi perché fuori moda, hanno con noi la possibilità di trovare un look più contemporaneo.

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Il sarto con la valigia

Il sarto con la valigia

Italia, Francia, Svizzera, Inghilterra, Stati Uniti, Paesi Bassi, lui arriva dove c’è necessità. Un super eroe dello stile, il sarto con la valigia, come lo ha chiamato tempo fa il quotidiano La Repubblica.  La valigia è quella del nonno, non perché non ne abbia altre più moderne, ma perché è piena di storia, logora di viaggi, sformata dal tempo e dal peso. Chissà quanto bagaglio ha, quella valigia del sarto. Contiene meraviglie stilistiche, contiene colori, sete, cotoni, contiene lo stile di chi chiama. E lui arriva, il sarto con la valigia, pronto a far luccicare gli occhi di business men dell’economia mondiale troppo impegnati per riuscire a gironzolare alla ricerca dell’abito perfetto. Non c’è problema raccontami chi sei ti dice lui, raccontami chi sei e ti porterò il tuo stile. Il sarto con la valigia non detta moda, semplicemente trova dentro ognuno di questi uomini contemporanei il proprio stile, ne tira fuori le sfumature, l’estrosità, ne tira fuori l’anima.

Ti chiede dieci minuti di attesa, dovunque tu sia: in casa, in ufficio o in barca, dieci minuti per fare di quella stanza il tuo shop personale. Un negozio studiato solo per te, una vetrina creata solo da cose che ti possono piacere. Il sarto con la valigia sfodera i suoi racconti, racconti sullo stile, sul perché di una pochette, di un papillon o di una bretella. Ti fa entrare nel suo mondo che poi piano piano diventa anche il tuo. Poi il sarto con la valigia se ne va, così anche un po’ romanticamente, lasciandoti il sapore di stili antichi di manifatture di un tempo del Made in Italy, ma quello vero.

E se non ti può raggiungere, il sarto con la valigia crea la tua personale vetrina in negozio che, grazie alle moderne tecnologie, condivide con te. Ma non pensare che possa essere meno romantico, tutto è studiato sui tuoi gusti, tutto meticolosamente posizionato.

Il sarto con la valigia è li ad aspettarti…quasi uscito da una canzone di De Gregori attende che tu lo chiami per mostrarti le magie dell’abbigliamento maschile.

La valigia è quella del nonno, non perché non ne abbia altre più moderne, ma perché è piena di storia, logora di viaggi, sformata dal tempo e dal peso. Chissà quanto bagaglio ha, quella valigia del sarto.

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La seconda vita delle tue vecchie scarpe

La seconda vita delle tue vecchie scarpe

C’è anche un che di romantico dentro le tue scarpe vecchie:  c’è il tuo vissuto…la tua storia…i passi che le hanno portate ad essere sgualcite e lise, un po’ come le rughe.

Questi sono i presupposti per cui ci piace dare una seconda vita alle scarpe. Lasciamo per un attimo andare tutto ciò che è sul mercato in nome del dio denaro e concentriamoci su quei “pezzi” che valgono e che meritano di essere riparati e non buttati. Abbiamo artigiani capaci di costruire calzature impeccabili? Si, allora utilizziamo le loro maestranze per rimettere in ordine quelle vecchie. Dare nuova vita ad una scarpa che ha vissuto è come renderle grazie e portarla con noi verso il futuro.

Le scarpe. Da sempre compagne di viaggio, segno distintivo della personalità di ognuno di noi, vanto per l’uomo e per la donna, sono l’accessorio per eccellenza. Dalle scarpe si riconoscono i tratti del carattere e più d’uno sono gli aneddoti o gli aforismi che riempiono pagine di libri virtuali e non, legati al mondo della calzatura.

Si dice che un uomo si riconosca dalle scarpe che indossa: vero, proprio per questo la scarpa assume un valore fondamentale nell’abbigliamento maschile. Ma quali sono le regole di stile e di moda che comandano i nostri giorni? In un mondo sempre più attento all’ambiente e al recycle anche la moda ha dovuto adeguarsi. Da chi si è impegnato ad utilizzare tessuti e pelli derivati dal riciclo a chi ha inventato piattaforme per scambi di vestiti e accessori, la popolazione umana si sta rendendo finalmente conto che non esiste un PLANET B ed è quindi fondamentale che ognuno di noi faccia la sua piccola parte per la sua salvaguardia. 

In quest’ottica anche il mondo delle scarpe si sta sempre più dirigendo verso il ripristino piuttosto che lo scarto.

Quindi comprare scarpe va bene per carità, ma compriamole con attenzione a quei dettagli che sono sinonimo di artigianalità e durevolezza. La scarpe nuove sono vuote e prive di anima ed è solo con noi che diventano capaci di raccontare storie: usiamole di più!

Dare nuova vita ad una scarpa che ha vissuto è come renderle grazie e portarla con noi verso il futuro.

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